venerdì 11 aprile 2008

Comunico, voce del verbo apprendere

Qui di seguito l'inizio della conversazione con George Siemens di Cinzia Massa in uscita su Quaderni di Rassegna Sindacale - Lavori (Anno 2008, n° 1, gennaio - marzo).
Un'articolo tutto da leggere. In un inserto dedicato alla Comunicazine con
le interviste a Fulvio Fammoni e a George Siemens, le storie di Luca De Biase, Raffaele Fiengo, Piergiovanni Mometto, Nicoletta Rocchi e Rosario Strazzullo, e il commento alla normativa europea ed italiana in materia di sistemi radiotelevisivi di Antonio Lieto.


George Siemens è direttore associato del Learning Technologies Centre dell’Università di Manitoba, fondatore e presidente di Complexive Systems Inc. (laboratorio di elearning), autore di Knowing Knowledge, nel quale esplora i cambiamenti in atto nella produzione, organizzazione e gestione della conoscenza e le conseguenze di tali cambiamenti a livello organizzativo.
Il suo nome è legato in modo particolare al concetto di connettivismo, secondo il quale l'apprendimento (definito come azione di conoscenza) è un processo capace di attivare reti, di creare le connessioni sempre più indispensabili per imparare meglio. E di più. Come potete leggere nell’intervista che segue.

Quaderni di Rassegna Sindacale
Lei ha incardinato la sua teoria intorno all’idea che saper fare qualcosa significa sapere dove trovare le informazioni che servono per farla; che la cura delle connessioni, la capacità di essere presente con il proprio nodo nella rete della conoscenza è parte fondamentale del processo di apprendimento; che tutto ciò è riferibile all’ambito della socialità più che a quello dell’informazione.
Ci può dire di più sull’utilità di questo approccio? E come ha affrontato la questione relativa alla necessità che gli studenti sviluppino il loro ambiente di apprendimento in termini di conoscenza e non di sola informazione?

George Siemens
Ci sono dati che confermano la rilevanza di questo approccio (di “strutture a rete della conoscenza”) a differenti livelli.
Esiste un corpus crescente di lavoro proveniente dalle neuroscienze che supporta l’idea che il nostro cervello racchiuda le informazioni in modo distribuito. Consideri, ad esempio, una palla rossa che rotola lungo un tavolo e che cade sul pavimento. L’idea è che tale processo, a livello conoscitivo, non sia situato in un unico neurone ma sia inserito nella nostra mente in maniera distribuita. La rete o, più precisamente, le connessioni dei diversi neuroni, è ciò che noi chiamiamo “una palla rossa che rotola sul tavolo e cade sul pavimento”. Ciò che voglio dire è insomma che la conoscenza risiede nelle connessioni formate nelle reti. I nodi nuovi che vengono aggiunti rimodellano la forma dei nodi esistenti. Bechtel e Abrahamsen sostengono, come molti altri nel campo dell’intelligenza artificiale e della computer science, l’idea del connessionismo. I modelli connessionisti enfatizzano il fatto che le attività ed i fenomeni mentali possono essere meglio descritti come attributi emergenti delle reti neurali.
Il nostro lavoro muove anche dal campo della mappatura dei concetti. Novak ha indagato il ruolo svolto dalle mappe concettuali nell’attività di rappresentazione ed organizzazione delle informazioni. Ausubel ha esplorato la teoria degli schemi come elemento fondante delle attività cognitive e di apprendimento. Tali lavori, benché differenti, hanno sottolineato il valore delle connessioni e la loro correlazione sia con il tema della “rappresentazione della conoscenza”, per usare la terminologia di Novak, (personalmente credo che una mappa di concetti rappresenti dell’informazione e non della conoscenza) sia con quello dei modelli di apprendimento.
Ma ho trovato anche evidenze empiriche alla teoria del connettivismo: i blog, i wiki, i podcast, Youtube, Facebook, Myspace, e una miriade di altri “social tools” consentono alle persone l’opportunità, senza precedenti, di diventare ciò che Dutton ha definito “il quinto stato” . Il quinto stato è una nuova forma di controlli e bilanciamenti per la validità dell’informazione e la sua accuratezza. Che aumenta rispetto al controllo delle sole strutture tradizionali preesistenti (esperti e media istituzionali). Il lavoro di più persone online ha creato Wikipedia, siti e community come Digg.com e molto altro. Le azioni di molti possono fungere da vero e proprio arbitro per la definizione di idee e concetti importanti.
Cosa è richiesto a questo modello per funzionare? L’accesso all’informazione e gli strumenti per la comunicazione. L’attuale pressione sui temi del copyright riguarda il tema dell’accesso. Il copyright, così come è attualmente concepito, è antagonista ai principi dei flussi reticolari che definiscono gran parte delle attività online. Gli accademici che insistono solo sulle pubblicazioni tradizionali perdono la grande occasione di essere trovati da coloro che reperiscono le informazioni usando Google o altri motori di ricerca. Molti studenti oggi vanno sui motori di ricerca prima di andare nelle biblioteche. Gli educatori che desiderano lasciare una loro impronta hanno bisogno di esistere negli stessi spazi in cui si muovono i “cercatori”. E, cioè, nel caso specifico, sul web.
Il punto finale relativo a informazione e conoscenza è di vitale importanza. Il solo accesso non è equiparabile alla conoscenza. La conoscenza nasce attraverso il nostro attivo coinvolgimento con l’informazione. Noi abbiamo bisogno di pensare, riflettere, rivedere e così via. Questa è un’area che richiede attenzione e che è stata largamente trascurata. Le discussioni sulla letteratura digitale stanno facendo progressi in merito enfatizzando i tipi di abilità richiesti dai learners per essere funzionali in un mondo in rapida trasformazione. Ma le connessioni nascoste hanno bisogno di tempo per formarsi. Per capire in pieno la sostanza di una idea importante serve il dibattito, il coinvolgimento attivo, il tempo per la riflessione. I nuovi nodi diventano importanti per la nostra complessiva conoscenza reticolare solo quando diventano importanti in relazione agli altri nodi della rete.