venerdì 3 agosto 2007

Frame 32. Un patto per l'Università: la lettera

Ministero dell’Università e della Ricerca
Ministero dell’Economia e delle Finanze

PATTO PER L’UNIVERSITÀ E LA RICERCA
CONFERENZA STAMPA, PALAZZO CHIGI, 2 AGOSTO 2007
IMPEGNI DEL GOVERNO PER UN PATTO PER L’UNIVERSITÁ E LA RICERCA
Lettera dei Ministri Fabio Mussi e Tommaso Padoa-Schioppa

Il sistema universitario italiano viene troppo spesso presentato in termini impropri e fuorvianti, in positivo come in negativo. Se è vero che non mancano difetti e sprechi, non è meno vero che i settori di eccellenza sono numerosi nelle università italiane, misurate al livello europeo e internazionale. I parametri sulla produzione scientifica dimostrano in molti casi un livello qualitativo e quantitativo non inferiore ed anzi spesso superiore a quella di paesi tra i più avanzati. D’altra parte è innegabile che vi siano sensibili squilibri qualitativi tra atenei e all’interno di molti atenei, sia sul terreno della didattica che su quello della ricerca. Né ciò è dovuto sempre e solo alla scarsità di risorse.
Sembra venuto il momento di avviare una serie di interventi che renda possibile superare le difficoltà che le Università hanno incontrato negli ultimi anni a causa dei vincoli introdotti per ragioni di bilancio, in pari tempo utilizzando ogni spazio disponibile per migliorare tanto la qualità dell’offerta didattica quanto la qualità della ricerca scientifica.
Il DPEF per il 2008 prevede obiettivi “ambiziosi, ancorché coerenti con gli equilibri finanziari pubblici. Occorre infatti che l'Italia si impegni a colmare il divario che emerge per quanto riguarda i parametri di riferimento prevalenti in ambito internazionale all'interno di questi settori. (…) A monte dell'investimento diretto in ricerca, occorre aumentare e riqualificare quello in formazione universitaria (dallo 0,88 per cento attuale all'1,2 per cento [media OCSE] rispetto al Pil, compatibilmente con i vincoli finanziari).” Il necessario investimento, seppure nel quadro delle compatibilità finanziarie, in direzione degli obiettivi di Lisbona e in coerenza con le strategie impostate nel 2007 (blocco dei fenomeni incontrollati di proliferazione e frammentazione; reclutamento di nuovi ricercatori e ringiovanimento del corpo docente; potenziamento del sistema di valutazione attraverso l’Agenzia Nazionale di valutazione dell’Università e della Ricerca; ristrutturazione dei tre livelli della formazione universitaria) dovrà dunque essere proseguito con una ampia stagione di riforme.
Il documento della Commissione Muraro, qui allegato, costituisce un contributo di indubbio valore in queste direzioni. Esso coniuga la ricerca di un migliore equilibrio finanziario degli atenei con l’indicazione di modi efficaci per una più rigorosa applicazione delle regole e per la promozione della qualità didattica e scientifica, attraverso il meccanismo delle incentivazioni.
Appare ormai chiaro che la dinamica del FFO deve essere garantita nel tempo per tenere conto degli aumenti dovuti per gli oneri di personale, anche dipendenti da automatismi previsti dalla legge. D’altra parte, il rispetto dei vincoli normativi di bilancio si impone come assolutamente necessario, non solo per garantire l’equilibrio dei conti pubblici ma anche per non creare ingiuste disuguaglianze tra atenei, dovute a politiche di bilancio difformi o disinvolte da parte di alcuni a spese di altri. A questo fine una serie di indicazioni della Commissione è rivolta ad ottenere che il vincolo del 90% del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) sia rispettato in modo fermo e costante (ferma restando l’esigenza di mantenere e incrementare il piano straordinario di assunzione di ricercatori, già previsto nella Finanziaria 2007), prefigurando alcune strategie che obblighino gli atenei che se ne sono allontanati a rientrarvi in tempi ragionevolmente brevi e consentano gli altri atenei di programmare efficacemente l’uso delle risorse disponibili.
Al di là di specifiche situazioni di criticità da correggere, sembra essenziale promuovere anche negli atenei che non hanno superato il limite del 90% del FFO politiche di ristrutturazione organizzativa che consentano ove possibile di alleggerire il peso della spesa corrente – sia per il personale docente e che per il personale non docente – a vantaggio di altre poste di bilancio. Tali ristrutturazioni potranno essere l’obiettivo di appositi incentivi che abbiano come oggetto una parte sia pur minore dei fondi erogati dal centro I vincoli di bilancio possono costituire l’occasione per ristrutturare organizzativamente gli atenei, anche attraverso il meccanismo attentamente gestito del turn over ed una efficace e oculata allocazione del FFO, in particolare in quegli atenei in cui si riscontrino disequilibri evidenti tra i diversi settori didattici e scientifici.
Le incentivazioni, per una quota già inizialmente significativa di nuove risorse, andranno agli atenei e ai settori che risultino oggettivamente sottofinanziati e che si dimostrino qualitativamente migliori quanto alle politiche di bilancio, alla gestione del personale docente e non docente, all’offerta didattica e alla produzione scientifica sulla base di parametri oggettivamente stabiliti e verificati; a questo fine la griglia dei validi criteri elaborati dal Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario potrà essere ulteriormente perfezionata. Un salto di qualità nel governo del sistema è rappresentato dall’istituzione dell’ANVUR (Agenzia che si colloca nel quadro europeo dei soggetti di verifica e garanzia della qualità), voluta dal governo sin dal dicembre scorso.
Una considerazione a sé, ai fini della programmazione delle risorse e di opportuni specifici interventi, richiederà la situazione dell’area della medicina, le cui esigenze dovranno essere verificate sia in riferimento a primarie esigenze di didattica e ricerca sia in relazione alle esigenze di carattere assistenziale.
Anche per il comparto dell’università si impone ormai una prospettiva temporale di raggio più ampio, che consenta una programmazione pluriennale dello sviluppo di ogni ateneo.. È giunto quindi il momento di proporre un “Patto per l’università” che consenta una programmazione di medio periodo delle dotazioni finanziarie in un quadro in cui siano chiari gli obiettivi da perseguire e gli incentivi per elevare la qualità della didattica e l’efficacia della ricerca. Il “Patto” dovrà contenere gli elementi idonei a rafforzare la cultura della valutazione, che è recente nel nostro paese ha iniziato ad imporsi ma deve ancora diffondersi e dispiegare i suoi effetti. I parametri adottati per la valutazione andranno sottoposti a periodica verifica al fine di una loro attenta calibrazione da effettuarsi nel corso dei prossimi anni. Naturalmente il “Patto” non dovrà comportare il sacrificio di nulla di ciò che di valido esiste sul territorio nazionale, sia con riferimento alla distribuzione geografica sia con riferimento alle peculiarità della tradizione scientifica e didattica. Ma uno degli strumenti da perfezionare, che il documento non omette di considerare, consiste nell’incentivazione della mobilità degli studenti e degli stessi professori, anche attraverso congrue politiche edilizie e di sostegno economico. Occorre consentire agli studenti di spostarsi con maggiore agevolezza nella Penisola, recandosi nelle sedi migliori di tutte le latitudini, in ogni direzione, dal Sud al Centro al Nord e viceversa, sulla base di dati e di informazioni che dovranno diventare via via più attendibili riguardo alle peculiarità di ogni sede.
Questo complesso meccanismo non contrasta affatto, nella logica del progetto, con il pieno rispetto dell’autonomia universitaria, che appare una scelta ormai irreversibile e che anzi deve realizzarsi in forma più compiuta rispetto al presente. La via deve essere aperta a sperimentazioni e innovazioni anche rilevanti.
I modi per attirare studenti stranieri, i corsi in lingua inglese, le facilitazioni residenziali per studenti e professori italiani e stranieri, la realizzazione efficace del diritto allo studio, l’introduzione di spazi per la ricerca in piena autonomia di giovani ricercatori, la promozione dell’internazionalizzazione, gli strumenti introdotti per il recupero dei debiti formativi - non va mai dimenticato che la qualità della scuola secondaria è una precondizione assolutamente essenziale per una buona resa universitaria - l’incremento delle attività seminariali: sono alcune soltanto delle direzioni nelle quali potrà esercitarsi l’autonomia degli atenei.
Sarà la valutazione dell‘ANVUR, e fino alla sua piena operatività del CIVR e del CNVSU, a determinare se e quanto la qualità scientifica e didattica dell’ateneo e dei diversi settori di ogni ateneo risulterà accresciuta in virtù di queste ed altre politiche poste in essere dall’ateneo stesso. E qui potrà allora intervenire lo strumento dell’incentivazione finanziaria di provenienza statale, legata alla programmazione e ai risultati ottenuti.
Le formule indicate nel documento sono ispirate al principio della gradualità, nel senso che indicano alcuni obbiettivi da perseguire in via progressiva partendo dall’esistente, così da non creare traumi che sarebbero controproducenti rispetto allo scopo. Ma in pari tempo sono proposti strumenti sufficientemente precisi ed efficaci per far sì che l’erogazione delle risorse a breve, in grado di far fronte alle criticità lamentate in questi ultimi anni, non impediscano ma anzi promuovano le riforme di più ampio respiro delle quali si è fatto cenno.
Oltre al finanziamento pubblico, anche il finanziamento privato alla ricerca, molto carente nel nostro Paese, potrà essere aumentato con opportuni interventi di natura fiscale.
Questo documento non vuole essere un testo chiuso. Perciò, nella convinzione che il futuro del Paese si gioca in larga misura sulla ricerca scientifica e sulla qualità dell’offerta universitaria, auspichiamo che le linee qui accennate vengano condivise dal Parlamento e chiamiamo tutto il mondo dell’università, a partire dagli organi di governo degli Atenei, ad un grande confronto e ad un serrato lavoro di analisi e di proposta, che possa tradursi rapidamente in provvedimenti concreti e comportamenti innovativi da inserire in un "Patto per l’università".

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