martedì 25 settembre 2007

Meglio diplomati che laureati?

ILunedì 24 settembre alla Feltrinelli Libri e Musica di Piazza dei Martiri, Napoli, è stato presentato il libro "Come ti erudisco il pupo - Rapporto sull'università italiana", Ediesse editore.
Quella che potete leggere qui di seguito è la mail inviata F. C.:

[...] Mi è dispiaciuto moltissimo andar via e non aver ascoltato le risposte ai tanti quesiti posti dal "pubblico".
In realtà anche io avrei voluto fare un piccolo intervento ma, anche un pò per timidezza, non mi sono esposto.
Ciò che avrei voluto fare è aprire una piccola parentesi su quelle che sono le conseguenze di questa condizione universitaria sul mondo del lavoro.
Gli effetti malefici di tutto ciò che è stato oggetto di dibattito questa sera, non possono che avere effetti altrettanto negativi nel mondo lavorativo. Infatti mi capita spesso di constatare che nell'azienda per la quale lavoro (una società di ingegneria meccanica, elettronica, informatica, di oltre mille dipendenti, dove la ricerca industriale è pane quotidiano e l'innovazione del prodotto è il core business) è sempre più difficile selezionare neo assunti laureati di primo livello in ingegneria. Pensi che si preferisce esaminare un diplomato a massimo punteggio che un laureato del nuovo ordinamento.
Morale della favola: la percentuale di laureati in azienda che superava il 90% fino al 2002 è oggi del 85% pur rimanendo intatto il numero totale dell'organico.
Preoccupante, molto preoccupante. E ancor più malefico è il doppio torto che si fa alle nuove generazioni che si affacciano in un contesto lavorativo di tipo globale ma con molte carte in meno da potersi giocare causa una inadeguata preparazione rispetto ai colleghi europei.

Che dire?
Che di fronte a fatti e considerazioni di questo tipo si rischia davvero di rimanere senza parole.
Che la riforma che doveva portare la nostra università in Europa e i nostri giovani a trovare più facilmente lavoro pare aver clamorosamente fallito anche da questo versante.
E che, anche con il vostro aiuto, contiamo di sapere se l'azienda di F.C. è un'eccezione o se pure altre aziende considerano i diplomati più "affidabili" dei laureati di primo livello.

giovedì 20 settembre 2007

Se prima erano in quattro ...

Adesso sono 12 le università telematiche che rilasciano titoli accademici con valore legale ai sensi dell’articolo 3 del Decreto Ministeriale n. 509 del 3 novembre 1999 e precisamente:
Telematica Universitas Mercatorum (2 corsi di laurea)
Universita telematica e-Campus (11 corsi di laurea)
Università telematica internazionale (UNITEL) (3 corsi di laurea)
Universita telematica delle scienze umane UNISU (4 corsi di laurea)
Universita telematica Pegaso (nessun corso di laurea nel 2007, 2 nel 2006)
Universita telematica Giustino Fortunato (2 corsi di laurea)
Universita telematica non statale Leonardo da Vinci (5 corsi di laurea)
Universita telematica GUGLIELMO MARCONI (12 corsi di laurea)
Università telematica internazionale UNINETTUNO (12 corsi di laurea)
Universita telematica TEL.M.A. (4 corsi di laurea)
LUMES (nessun corso di laurea)
Università telematica "ITALIAN UNIVERSITY LINE" IUL (nessun corso di laurea).

Come si può verificare, dai dati ufficiali pubblicati sul sito dell'offerta formativa del MIUR (http://offf.miur.it) risulta che in 2 casi non ci sono corsi di laurea attivati nel 2007 nè negli anni precedenti, mentre nel caso dell'Università Telematica Pegaso non risultano attivati corsi per il 2007, mentre nel 2006 risultano attivi due corsi (che non possono essere certamente terminati in un anno e dunque non si comprende come possano non essere presenti quest'anno).

E' il sito del MIUR a non essere aggiornato? Prosegue senza regole e/o controlli questa sorta di moltiplicazione dei pani e dei pesci che caratterizza lo sviluppo degli atenei telematici?
Che fare affinché anche in Italia l'apprendimento online diventi un moltiplicatore di opportunità invece che una fabbrica di lauree?

Non perdetevi le prossime puntate.





Davvero non ci resta che piangere?

martedì 18 settembre 2007

Coinvolgere, socializzare, insegnare

Due miei recenti articoli su La Stampa.it (Socializzo, dunque imparo e Coinvolgo. Voce del verbo insegnare) sono stati l'occasione per ritornare sui temi relativi alle modalità di insegnamento e di apprendimento.
Ribadito che intorno a questi temi le opinioni sono tante, e che naturalmente saremo felici di ospitarle anche su queste pagine, rimane da aggiungere che attorno agli aspetti relazionali e alla capacità di coinvolgere si gioca una parte importante del fututo dei processi di apprendimento lungo tutto l'arco della vita. O no?

lunedì 3 settembre 2007

Atenei Online: Quale E-Learning?

Questo il titolo del Seminario nazionale promosso da Italian University Line (IUL) a Montecatini Terme, il 15 Settembre 2007.
Detto che, come informano i promotori, "la IUL - Italian University Line - è un’università telematica, pubblica, non statale, istituita con Decreto Ministeriale del 2 dicembre 2005, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 5 gennaio 2006. Rilascia titoli accademici con valore legale ai sensi dell’articolo 3 del Decreto Ministeriale n. 509 del 3 novembre 1999" e che tale università
"si avvale dell’esperienza di 5 università italiane: Università degli Studi di Milano-Bicocca, Università degli Studi di Firenze, Università degli Studi di Macerata, Università degli Studi di Lumsa Roma, Università degli Studi di Palermo e di Indire “Istituto Nazionale di Documentazione per l’Innovazione e per la Ricerca Educativa” si può aggiungere che:
la domanda che dà il titolo al convegno è sicuramente di quelle giuste;
molte delle risposte fin qui date, com'è documentato in questo stesso blog (Frame from Laurea.com), risultano essere del tutto insoddisfacenti;
vi terremo informati su quelli che sono satti gli esiti della discussione.