martedì 3 luglio 2007

Frame 1. Comodi, comodi

Sfondo bianco. Varie tonalità di grigio e verde acqua. Logo. Collegamenti alle varie sezioni del sito. In primo piano il riquadro con uno studente sdraiato, foglio A4 tra le mani, computer aperto ai piedi. Sfondo del riquadro di un grigio molto tenue. Taglio informale. Ambiente rilassante. Approccio ammiccante. A destra, in alto, il messaggio: «I nostri studenti adorano le comodità» .
Sarebbe decisamente troppo facile approfittare del gioco di parole – comode lauree per studenti che adorano le comodità – indotto dallo slogan che specialisti sicuramente geniali del marketing on line hanno scelto per comunicare con i potenziali utenti di uno dei quattro Atenei che, nell’anno accademico 2005/2006, rappresentavano il totale delle Università telematiche presenti nel nostro Paese. Sta di fatto però che termini come comodità, facilità appaiono estremamente indicativi, non solo dal versante della domanda ma anche, soprattutto, da quello dell’offerta, per spiegare le attività degli Atenei telematici oggetto di questa ricerca, l’esplosione del fenomeno Università telematiche, gli inevitabili approdi in assenza di una chiara inversione di tendenza.
Metodologie didattiche e contenuti, requisiti minimi di docenza e dotazioni tecnologiche, convenzioni e modalità d’esame: non c’è ambito che possa dirsi immune dal fascino indiscreto dell’accomodamento, complice un quadro di riferimento normativo che da un lato sembra voler definire, e prescrivere che siano rispettati, vincoli, standard, procedure che garantiscano la qualità e la serietà dei diversi corsi di studio e dell’altro non individua in maniera cogente le sanzioni atte a garantire una reale corrispondenza tra la norma e la sua applicazione.
L’espressione «sembra voler definire» va, in questo caso, intesa in senso letterale: sarà utile dunque, prima di procedere oltre, specificare in maniera più dettagliata questo aspetto della questione.

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