Altrettanto interessanti anche se di tenore diverso sono le indicazioni che emergono dalla ricerca comparativa promossa dalla CRUI sul rapporto tra Università ed e-learning in Finlandia, Francia e Italia . Nonostante alcuni limiti metodologici, peraltro prontamente evidenziati dagli stessi autori (il numero contenuto di casi studio finlandesi che non hanno consentito un’automatica sovrapposizione tra gli aspetti rilevati nel corso della ricerca e lo stato complessivo dell’istruzione universitaria nel Paese; il processo spontaneo che ha portato ad analizzare un numero tale di esperienze in Francia e in Italia da essere sicuramente significativo dal punto di vista quantitativo senza per questo possedere i necessari requisiti di rappresentatività statistica; ecc.), tale ricerca fornisce un contributo importante alla discussione in atto intorno allo stato e al futuro dell’e-learning in Italia e in Europa.
In maniera necessariamente sintetica, i risultati principali emersi possono essere così come di seguito indicati:
1. in tutti e tre i Paesi considerati le Università hanno superato la fase degli interventi spot e stanno definendo una politica per lo sviluppo dell’e-learning (in Finlandia il 100% degli Atenei mostra di possedere un approccio e una visione strategica rispetto al tema e-learning; in Francia tale percentuale si attesta intorno al-l’80% mentre in Italia, dove però, avvertono gli autori, il processo di sviluppo dell’e-learning è stato avviato più tardi, è di poco superiore al 65%);
2. ciò non si traduce tuttavia nella condivisione di un’impostazione omogenea da parte del corpo docente e delle diverse strutture di ciascun Ateneo, dato che, tanto in Finlandia quanto in Francia e ancor più in Italia, sono il protagonismo e il dinamismo delle singole Facoltà, Dipartimenti, docenti, a segnare l’effettivo stato dell’arte;
3. in Finlandia tutti gli Atenei partecipano ad almeno un consorzio, con punte di 30 partnership dedicate ai temi delle ICT ad uso didattico; in Francia tale partecipazione viene rilevata nell’82% del totale delle Università indagate, anche grazie agli incentivi previsti a livello nazionale; in Italia è il 67% degli Atenei coinvolti a dichiarare di essere impegnato in questo tipo di iniziative, e circa il 40% di essi segnala una presenza in almeno due consorzi;
4. pressoché tutte le Università finlandesi, il 75% delle francesi e l’82% delle italiane dichiarano di avvalersi di una propria struttura interna dedicata ai temi delle ICT e dell’e-learning, ma, mentre nelle Università finlandesi tali strutture sono impegnate in una pluralità di interventi strettamente legati allo sviluppo di attività di e-learning, in quelle italiane e francesi si rilevano ancora significativi margini di potenziamento, in particolar modo per quanto riguarda il ruolo di supporto pedagogico offerto;
5. nei tre paesi l’e-learning viene considerato innanzitutto in quanto modalità utile ad integrare ed arricchire le tradizionali attività in presenza e solo secondariamente in quanto offerta didattica tout court per chi, per ragioni di lavoro, di tempo, di scelta, non può o non intende frequentare l’aula; ad essere ritenuti strategici sono non a caso l’incremento della qualità dell’apprendimento degli studenti e l’offerta di un’elevata flessibilità alle modalità di fruizione della didattica (due obiettivi di potenziamento della didattica tradizionale), mentre si dimostra molto meno significativa l’attenzione verso la domanda di formazione degli studenti lavoratori;
6. nella grande maggioranza dei casi gli Atenei esaminati non solo non ritengono, diversamente da quanto avviene nei sistemi aziendali, l’e-learning una risposta efficace alla necessità di ridurre i costi, ma si dicono convinti che l’avvio di esperienze di e-learning di buon livello richieda investimenti consistenti;
7. nella classifica degli ostacoli maggiori alla diffusione delle attività i docenti occupano un posto assolutamente decisivo, al punto da apparire più rilevanti delle stesse necessità di investimento e finanziamento; in particolare la ricerca indica come prioritarie due resistenze di carattere soggettivo (verso l’accettazione di un approccio fortemente innovativo delle modalità di insegnamento e verso la sottovalutazione delle teorie pedagogiche e dell’impor-tanza dei momenti di didattica in presenza) e tre di carattere oggettivo (il mancato riconoscimento, a livello professionale, in particolar modo in Italia e Francia, del maggiore impegno necessario per progettare, realizzare ed erogare i corsi di studio on line; i nodi irrisolti di natura giuridica in materia di copyright e di proprietà intellettuale dei materiali didattici on line; la scarsità di competenze e di figure professionali dedicate atte a garantire una offerta didattica di qualità in modalità e-learning);
8. un fattore decisivo per la diffusione dell’e-learning nella formazione di terzo livello è il coinvolgimento dei docenti che vanno assistiti nella risoluzione dei problemi tecnici connessi all’utilizzo delle tecnologie informatiche e incentivati attraverso la definizione di condizioni agevolate di acquisto di hardware e software informatico e l’erogazione di incentivi finanziari per coloro che si impegnano in attività didattiche per via telematica;
9. gli investimenti per l’on line non superano mai il 5% del budget annuale di Ateneo; più specificamente i finanziamenti statali appaiono, tanto in Finlandia quanto in Francia e in Italia, decisamente più significativi di quelli dell’Europa e delle Regioni, ma mentre in Finlandia e Francia esiste una specifica voce di spesa nazionale, in Italia sono le singole Università a destinare all’e-learning una parte delle risorse ad esse destinate dal MIUR;
10. in Finlandia gli studenti che utilizzano servizi didattici on line non sostengono ulteriori costi rispetto ai loro colleghi in aula, mentre spendono in media il 13% in più in Francia e il 17% in più in Italia;
11. aggiungendo agli Atenei che già prevedono compensi aggiuntivi per i docenti che sviluppano attività on line quelli che dichiarano di volerlo fare in un futuro prossimo venturo, risulta che circa la metà del sistema universitario sarà interessato a breve da tale pratica;
12. nelle Università dei tre Paesi l’attività di ricerca finalizzata a indagare il fenomeno e-learning è destinata a crescere in maniera significativa anche dal punto di vista quantitativo.
In maniera necessariamente sintetica, i risultati principali emersi possono essere così come di seguito indicati:
1. in tutti e tre i Paesi considerati le Università hanno superato la fase degli interventi spot e stanno definendo una politica per lo sviluppo dell’e-learning (in Finlandia il 100% degli Atenei mostra di possedere un approccio e una visione strategica rispetto al tema e-learning; in Francia tale percentuale si attesta intorno al-l’80% mentre in Italia, dove però, avvertono gli autori, il processo di sviluppo dell’e-learning è stato avviato più tardi, è di poco superiore al 65%);
2. ciò non si traduce tuttavia nella condivisione di un’impostazione omogenea da parte del corpo docente e delle diverse strutture di ciascun Ateneo, dato che, tanto in Finlandia quanto in Francia e ancor più in Italia, sono il protagonismo e il dinamismo delle singole Facoltà, Dipartimenti, docenti, a segnare l’effettivo stato dell’arte;
3. in Finlandia tutti gli Atenei partecipano ad almeno un consorzio, con punte di 30 partnership dedicate ai temi delle ICT ad uso didattico; in Francia tale partecipazione viene rilevata nell’82% del totale delle Università indagate, anche grazie agli incentivi previsti a livello nazionale; in Italia è il 67% degli Atenei coinvolti a dichiarare di essere impegnato in questo tipo di iniziative, e circa il 40% di essi segnala una presenza in almeno due consorzi;
4. pressoché tutte le Università finlandesi, il 75% delle francesi e l’82% delle italiane dichiarano di avvalersi di una propria struttura interna dedicata ai temi delle ICT e dell’e-learning, ma, mentre nelle Università finlandesi tali strutture sono impegnate in una pluralità di interventi strettamente legati allo sviluppo di attività di e-learning, in quelle italiane e francesi si rilevano ancora significativi margini di potenziamento, in particolar modo per quanto riguarda il ruolo di supporto pedagogico offerto;
5. nei tre paesi l’e-learning viene considerato innanzitutto in quanto modalità utile ad integrare ed arricchire le tradizionali attività in presenza e solo secondariamente in quanto offerta didattica tout court per chi, per ragioni di lavoro, di tempo, di scelta, non può o non intende frequentare l’aula; ad essere ritenuti strategici sono non a caso l’incremento della qualità dell’apprendimento degli studenti e l’offerta di un’elevata flessibilità alle modalità di fruizione della didattica (due obiettivi di potenziamento della didattica tradizionale), mentre si dimostra molto meno significativa l’attenzione verso la domanda di formazione degli studenti lavoratori;
6. nella grande maggioranza dei casi gli Atenei esaminati non solo non ritengono, diversamente da quanto avviene nei sistemi aziendali, l’e-learning una risposta efficace alla necessità di ridurre i costi, ma si dicono convinti che l’avvio di esperienze di e-learning di buon livello richieda investimenti consistenti;
7. nella classifica degli ostacoli maggiori alla diffusione delle attività i docenti occupano un posto assolutamente decisivo, al punto da apparire più rilevanti delle stesse necessità di investimento e finanziamento; in particolare la ricerca indica come prioritarie due resistenze di carattere soggettivo (verso l’accettazione di un approccio fortemente innovativo delle modalità di insegnamento e verso la sottovalutazione delle teorie pedagogiche e dell’impor-tanza dei momenti di didattica in presenza) e tre di carattere oggettivo (il mancato riconoscimento, a livello professionale, in particolar modo in Italia e Francia, del maggiore impegno necessario per progettare, realizzare ed erogare i corsi di studio on line; i nodi irrisolti di natura giuridica in materia di copyright e di proprietà intellettuale dei materiali didattici on line; la scarsità di competenze e di figure professionali dedicate atte a garantire una offerta didattica di qualità in modalità e-learning);
8. un fattore decisivo per la diffusione dell’e-learning nella formazione di terzo livello è il coinvolgimento dei docenti che vanno assistiti nella risoluzione dei problemi tecnici connessi all’utilizzo delle tecnologie informatiche e incentivati attraverso la definizione di condizioni agevolate di acquisto di hardware e software informatico e l’erogazione di incentivi finanziari per coloro che si impegnano in attività didattiche per via telematica;
9. gli investimenti per l’on line non superano mai il 5% del budget annuale di Ateneo; più specificamente i finanziamenti statali appaiono, tanto in Finlandia quanto in Francia e in Italia, decisamente più significativi di quelli dell’Europa e delle Regioni, ma mentre in Finlandia e Francia esiste una specifica voce di spesa nazionale, in Italia sono le singole Università a destinare all’e-learning una parte delle risorse ad esse destinate dal MIUR;
10. in Finlandia gli studenti che utilizzano servizi didattici on line non sostengono ulteriori costi rispetto ai loro colleghi in aula, mentre spendono in media il 13% in più in Francia e il 17% in più in Italia;
11. aggiungendo agli Atenei che già prevedono compensi aggiuntivi per i docenti che sviluppano attività on line quelli che dichiarano di volerlo fare in un futuro prossimo venturo, risulta che circa la metà del sistema universitario sarà interessato a breve da tale pratica;
12. nelle Università dei tre Paesi l’attività di ricerca finalizzata a indagare il fenomeno e-learning è destinata a crescere in maniera significativa anche dal punto di vista quantitativo.
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