Chi avesse la voglia, la curiosità o la ventura di selezionare la voce «Università telematiche», sul sito Offerta Formativa realizzato dal MIUR in collaborazione con il CINECA, troverà che, nell’anno accademico 2006/2007, assieme a Università Telematica «Leonardo da Vinci», Università Telematica «Guglielmo Marconi», Università Telematica Internazionale «UniNettuno», Università «Telematica Management Audiovisivo TEL.M.A.» operano l’Università Telematica «Giustino Fortunato», l’Università Telematica «Pegaso», l’«Uni-versità Telematica delle Scienze Umane UNISU», l’Università Telematica Internazionale «UNITEL», la «Telematica Universitas Mercatorum».
Un trend, sia detto senza alcuna irriverenza, da moltiplicazione dei pani e dei pesci per Università che continuano a nascere spesso senza rispettare i requisiti minimi di docenza, con approcci metodologici, tecnologici e contenutistici tutti da verificare, con una cultura improntata al «fai da te» che non ha eguali né in Paesi tradizionalmente all’avanguardia come il Canada, l’Australia, gli USA, la Gran Bretagna, né in Paesi emergenti come India, Cina, ecc.
È la maledizione dell’anomalia a cui il nostro Paese non sembra, in una pluralità di contesti e di storie, potersi sottrarre? Forse no. Forse stavolta il tutto ha radici meno difficili da comprendere e, a volerlo, da estirpare. Come ad esempio quelle che emergono da un articolo pubblicato sul sito www.studenti.it in relazione agli intrecci tra l’«Università Telematica delle Scienze Umane UNISU» e «Universitalia», centro di assistenza allo studio al quale si rivolgono studenti per le più svariate ragioni interessati, costretti, attratti dalla prospettiva di affrontare l’impegno sicuramente più economico che intellettuale necessario a sostenere «11 esami in 10 mesi».
[...]
La morale della storia è evidente almeno quanto deprimente. L’auspicio è che la durezza del gioco non pregiudichi del tutto la voglia di giocare. E di lottare. Per un obiettivo straordinariamente semplice e altrettanto importante: dare dignità, valore, senso al diritto allo studio. Dalla scuola materna all’Università. Per tutto l’arco della vita.
Un trend, sia detto senza alcuna irriverenza, da moltiplicazione dei pani e dei pesci per Università che continuano a nascere spesso senza rispettare i requisiti minimi di docenza, con approcci metodologici, tecnologici e contenutistici tutti da verificare, con una cultura improntata al «fai da te» che non ha eguali né in Paesi tradizionalmente all’avanguardia come il Canada, l’Australia, gli USA, la Gran Bretagna, né in Paesi emergenti come India, Cina, ecc.
È la maledizione dell’anomalia a cui il nostro Paese non sembra, in una pluralità di contesti e di storie, potersi sottrarre? Forse no. Forse stavolta il tutto ha radici meno difficili da comprendere e, a volerlo, da estirpare. Come ad esempio quelle che emergono da un articolo pubblicato sul sito www.studenti.it in relazione agli intrecci tra l’«Università Telematica delle Scienze Umane UNISU» e «Universitalia», centro di assistenza allo studio al quale si rivolgono studenti per le più svariate ragioni interessati, costretti, attratti dalla prospettiva di affrontare l’impegno sicuramente più economico che intellettuale necessario a sostenere «11 esami in 10 mesi».
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La morale della storia è evidente almeno quanto deprimente. L’auspicio è che la durezza del gioco non pregiudichi del tutto la voglia di giocare. E di lottare. Per un obiettivo straordinariamente semplice e altrettanto importante: dare dignità, valore, senso al diritto allo studio. Dalla scuola materna all’Università. Per tutto l’arco della vita.
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